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Cresciuto in una famiglia sionista di Lublino, Peter Sedgman, dopo un fallimentare tentativo di trasferirsi in Palestina negli anni Trenta, rientrò in Polonia in tempo per essere arruolato poco prima dell'invasione nazista. Dopo 18 mesi di prigionia in Germania fu riportato a Lublino, dove la famiglia fu sterminata nella primavera del 1942 nel corso della liquidazione del ghetto. Tra i superstiti utilizzati come forza-lavoro, sopravvisse ai massacri del novembre 1943 a Majdanek perché reclutato tra i forzati di un campo dell'Aktion 1005, dove fu protagonista di una audace fuga per unirsi alla resistenza. Nel dopoguerra trascorse alcuni anni in un campo profughi in Italia, per trasferirsi infine nel 1949 in Australia. La sua non è soltanto una testimonianza su alcuni momenti chiave della Shoah, ma una vera e propria storia di vita che restituisce al lettore il clima feroce di un'epoca, ma anche il ritratto di un protagonista dal carattere volitivo e tenace, certo favorito dal caso come molti tra i "salvati", ma sempre sostenuto da una presenza di spirito straordinaria e da un formidabile attaccamento alla vita.